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martedì 27 gennaio 2015

Shoah... Tempesta Devastante 27 GENNAIO 1945

Il 27 gennaio 1945 agli occhi del mondo apparve l'inferno.

Aldilà del cancello di Auschwitz, oltre la scritta "Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi), gli alleati, per la prima volta, si trovarono difronte all'impensabile, conobbero lo sterminio di milioni di ebrei in tutta la sua totalità.

Per ricordare tale vergogna, 13 anni fa venne istituito il GIORNO DELLA MEMORIA, che non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà oramai inutile, ma un atto di riconoscimento di questa storia come se ancora oggi, ci affacciassimo a quel cancello a riconoscervi il male fatto.

venerdì 23 gennaio 2015

QUANDO MI VIENI A PRENDERE? (Dendermonde, 23/01/09)



23 GENNAIO 2009. Dendermonde, Belgio.  Sembra una normale mattina d’inverno all’asilo nido “Paese delle favole”. Alcuni bambini stanno dormendo; altri stanno giocando. 
Alle 10 del mattino, però, un ragazzo di 20 anni entra nell’asilo con la scusa di dover chiedere un’informazione e si dirige nella camera da letto dove riposano i bambini.
Qui estrae dalla tasca del suo giubbotto un coltello con una lama di circa trenta centimetri, e inizia a colpire violentemente i bambini. In seguito si sposta nella camera dei giochi, e usa la sua arma contro gli altri bambini e contro le maestre. Come se nulla fosse, il giovane ragazzo esce e si allontana con la sua bicicletta. Verrà fermato ed arrestato poco dopo.
Alla fine di questa tragedia, il bilancio sarà di tre morti, due bambini e una maestra, e di altri 12 bambini feriti.


martedì 20 gennaio 2015

LA FAVOLA DI STEVEN BRADBURY


Le Olimpiadi hanno sempre avuto qualcosa di speciale, di diverso. 
Uno dei più grandi sogni di uno sportivo è quello di partecipare ad una Olimpiade. Il più grande è quello di vincerle.
Durante i Giochi olimpici abbiamo assistito a scene meravigliose, incredibili, strane e buffe. Leggende, miti, record infranti, gioie, lacrime e delusioni. Una delle storie olimpiche più assurde è sicuramente quella di Steven Bradbury.

domenica 18 gennaio 2015

Ospedale DRK, Berlino.


''Adelaide mi salutò sulla soglia della porta della mia camera d'ospedale.
Prima d'uscire si fermò un'ultima volta, voltandosi indietro, scrutandomi silenziosamente; probabilmente sapeva quanto me che quella sarebbe stata la mia ultima notte al mondo.
Mi diede un ultimo sguardo e chiuse la porta, lasciandomi nella solitudine, che era stata mia fedele compagna per anni.
Chiusi le persiane dell'unica finestra esistente in quella stanza e spensi la televisione, unico oggetto in grado di produrre della luce artificiale.
Ora era tutto buio e la stanza era invasa da un silenzio rimbombante, eco dei miei pensieri.
Mi stesi lentamente sul letto, coprendomi con candide coperte e poggiando il capo sul cuscino imbottito di piume d'oca.
Come accade spesso, coloro che sono soliti riflettere durante il giorno, rimangono svegli anche durante la notte.
Avevo aspettato tutta una vita di rincontrare Anne e, ora che neanche più il Muro ci poteva separare, l'avrei incontrata... da qualche altra parte.
Forse, Anne mi aveva aspettato ogni primo giorno del mese, col cappotto rosso, alla stazione di Berlino.
Me la immaginai ora giovane, che guarda una foglia staccarsi dal ramo di appartenenza, recisa da una folata di vento, in una giornata d'autunno.
Ora vecchia, che coglie con la mano destra, callosa a causa di una vita di sacrifici iniziata con l'arrivo della Grande Guerra, la medesima foglia.
Mi aveva aspettato tutti quegli anni, ne ero sicuro.

E me ne andai.''
Noemi Buratti







sabato 10 gennaio 2015

CARLOS HENRIQUE KAISER: L'UOMO CHE SI PRESE "GIOCO" DEL MONDO DEL CALCIO


Alla maggior parte dei bambini cui si chiede “Che cosa vuoi fare da grande?” ci si sente rispondere con tono entusiasta: “Il calciatore!”
Pochi ce la fanno davvero, il 90% deve abbandonare il proprio sogno di diventare un calciatore professionista. Perché? Magari per sfortuna, per problemi di salute, o molto più semplicemente e frequentemente perché manca il talento. Puoi avere anche i migliori insegnanti del mondo, ma se nasci senza talento, non lo avrai mai. Se una persona non ha talento, ma si impegna al massimo, può diventare comunque un buon giocatore, ma non potrà mai essere un campione. Immaginate se poi una persona che non ha talento non si impegna nemmeno. Quale può essere il risultato sportivo? Lo potete intuire benissimo da soli.

 Quindi, se dopo tutto questo discorso vi dicessi che un uomo senza talento, anzi, un uomo negato completamente a giocare a calcio, e senza alcuna voglia di impegnarsi, è stato per 20 anni un calciatore professionista e ha giocato con le migliori squadre del campionato brasiliano, in Messico, negli Stati Uniti ed addirittura nel campionato francese, credereste che vi stia prendendo in giro? Probabilmente sì. E se inoltre vi dicessi che questa persona non ha mai giocato una partita e ha addirittura guadagnato molti soldi facendo il calciatore? Penso che adesso mi prendereste per matto o per un “racconta - frottole”, eppure un uomo ci è riuscito. Il suo nome è Carlos Henrique Kaiser.