È il 24 febbraio 1943 quando a Como nasce
Luigi Meroni, chiamato da tutti Gigi. Ha soli due anni quando suo padre muore,
e per aiutare sua madre e i suoi due fratelli, Gigi trova presto lavoro come
disegnatore di cravatte, mentre nel tempo libero coltiva la sua passione: il
calcio. Un ragazzo con il suo talento,
però, non può passare tutti i giorni disegnando cravatte e cravattini, e
all’età di 17 anni viene chiamato dalla squadra calcistica della sua città, il
Como, militante in Seconda Divisione, l’odierna Serie B. Il dribbling, la
velocità e la tecnica di Meroni colpiscono subito le grandi società sportive, e
due anni più tardi esordisce in Serie A con la maglia rossoblù del Genoa.
A Genova conosce Cristiana Uderstadt, una
ragazza di origine polacca figlia di giostrai. Cristiana è bellissima, è una
delle modelle più richieste dell’epoca, e Gigi se ne innamora perdutamente. Per
amore di Cristiana, Meroni inventa addirittura una scusa per saltare una
partita della Nazionale Italiana B, potendo passare così un po’ di tempo con
lei: “Se io salvo il Genoa dalla retrocessione, lei mi fa ingessare una gamba
per poter saltare la convocazione”. Queste sono le parole pronunciate da Meroni
al suo mister prima della partita, che subito accetta. Gigi mantiene la
promessa, realizza due goal e salva la sua squadra. A fine partita gli viene
ingessata una gamba, potendo così restare in città con Cristiana.
Le ottime prestazioni con la maglia del Genoa
gli valgono la chiamata, a soli 21 anni, di una delle squadre più importanti
d’Italia: il Torino. Con questo trasferimento nella “Città della Mole” appaiono
i primi segni del destino e le prime circostanze che segneranno la vita di Meroni.
Infatti, il pilota dell’aereo che trasportava il “Grande Torino”, che si
schiantò nel 1949 sulla Basilica di Superga causando 31 morti, si chiamava
Pierluigi Meroni.
Meroni, con le sue giocate, i suoi dribbling,
i quali gli valsero il soprannome di “farfalla granata”, e i suoi goal, diventa
subito l’idolo dei tifosi torinesi, tanto che l’anno seguente, quando la
Juventus della famiglia Agnelli, offre 750 milioni di lire, una cifra
incredibile per quell’epoca, la società granata è costretta a rifiutare a causa
delle pressioni degli stessi tifosi.
In Nazionale avviene un fatto curioso: Meroni, per poter giocare con la
maglia azzurra, è obbligato a tagliarsi i capelli, poiché i capelli lunghi
erano considerati negli anni ’60 una forma di trasgressione.
15 ottobre 1967. Si è appena conclusa la partita di campionato Torino-Sampdoria,
finita 4 a 2 in favore della squadra di Meroni. A fine partita Gigi si rivolge
al suo compagno d’attacco, il francese Nestor Combin: “Nestor, settimana
prossima c’è il derby eh, mi raccomando. Devi fare almeno tre goal.”
NESTOR COMBIN e GIGI MERONI ESULTANO DOPO UN GOAL |
In questa vicenda si trova un segno del
destino ancora più eclatante di quello precedente: la Fiat 125 che investì
Meroni era guidata da un 19enne, Attilio Romero, un tifoso sfegatato del
Torino, che abitava a soli tredici numeri civici dall’abitazione di Meroni, ma
che soprattutto, nel 2000 divenne presidente del Torino.
Al funerale furono presenti più di 20mila
persone, e per capire l’importanza di Meroni all’epoca, alcuni detenuti di un
carcere torinese, fecero una colletta per comprare dei fiori al giocatore
appena scomparso.
La morte del giocatore sconvolge tutti, ma il
calcio deve continuare con i suoi ritmi: quella domenica c’è in programma
Torino – Juventus. Nel silenzio delle tifoserie, un elicottero ricopre il campo
da gioco di fiori, i quali vengono raccolti sulla fascia destra, quella dove
giocava Meroni.
Nestor Combin, nonostante abbia 39 di febbre, vuole scendere in campo a tutti i costi, per il suo compagno, per il suo amico. Combin realizza 3 goal, proprio come predetto una settimana prima da Meroni. La partita finisce 4 a 0, e l’ultimo goal lo segna Alberto Carelli, che indossa la maglia numero 7, proprio quella di Gigi.
Nestor Combin, nonostante abbia 39 di febbre, vuole scendere in campo a tutti i costi, per il suo compagno, per il suo amico. Combin realizza 3 goal, proprio come predetto una settimana prima da Meroni. La partita finisce 4 a 0, e l’ultimo goal lo segna Alberto Carelli, che indossa la maglia numero 7, proprio quella di Gigi.
Questo è Gigi Meroni, la “farfalla granata”
che spiccò il volo troppo presto…
NESTOR COMBIN E ALBERTO CARELLI
DOPO LA VITTORIA CONTRO LA JUVENTUS
GIORGIO BASILE
Davvero commovente questa storia!
RispondiEliminaCompletamente d'accordo.
RispondiEliminaIl calcio, e lo sport in generale, sa anche emozionare