Anno: 2003
Regia&Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Genere: Drammatico,storico
(il film utilizza come base storia il libro di Anna Laura Braghetti, "Il prigioniero")
Trama:
Gli "anni di piombo" ci vengono descritti attraverso lo sguardo di Chiara, giovane brigatista, la quale viene coinvolta nel rapimento di Aldo Moro.
La radicata ideologia e la forte voglia di rivoluzione accumulata,(che viene riportata attraverso flash con sottofondo Pink Floyd e filmati in bianco e nero di rivoluzione sovietica) si uniscono alla vita quotidiana e lavorativa della ragazza,contrapponendosi all'utopia ideologica, ciò farà sorgere in lei alcuni pesanti dubbi sulla dinamica e sullo scopo stesso del rapimento e conseguente omicidio, e la farà disilludere delle speranze riposte nella lotta armata, nel segno della pretesa inconsapevoel di una società migliore.
La radicata ideologia e la forte voglia di rivoluzione accumulata,(che viene riportata attraverso flash con sottofondo Pink Floyd e filmati in bianco e nero di rivoluzione sovietica) si uniscono alla vita quotidiana e lavorativa della ragazza,contrapponendosi all'utopia ideologica, ciò farà sorgere in lei alcuni pesanti dubbi sulla dinamica e sullo scopo stesso del rapimento e conseguente omicidio, e la farà disilludere delle speranze riposte nella lotta armata, nel segno della pretesa inconsapevoel di una società migliore.
Bellocchio, in questo film, non guarda al rapimento dello statista con occhi critici o politicizzati, bensì vuole trasmetterci una cronaca dei fatti, con l'ausilio di una riuscitissima alternanza di filmati originali e scene del film, Il regista inoltre punta molto sul sottolineare il lato umano dei carcerieri del "presidente" ( come viene costantemente chiamato Moro nel film), contrapponendo la loro vita da reclusi e da " soldati" quali si considerano alla loro routine quotidiana. I rapitori sono essi stessi prigionieri di Ideologie che impongono loro azioni di cui non sono più fino in fondo convinti, ma che devono portare a termine per non perdere di credibilità. Moro, invece, appare rassegnato e consapevole di essere stato solo il piede di porco utilizzato dallo Stato per sollevare la questione delle Brigate Rosse.
Il film è intrinseco di drammaticità, è possibile provare dolore per la figura di Aldo Moro, ma è possibile cogliere anche la frustrazione dei brigasti facendoci vedere la storia, anche se solo per poco meno di due ore, sotto un altro punto di vista.
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