''Adelaide mi salutò sulla soglia della porta della mia camera d'ospedale.
Prima d'uscire si fermò un'ultima volta, voltandosi indietro, scrutandomi silenziosamente; probabilmente sapeva quanto me che quella sarebbe stata la mia ultima notte al mondo.
Mi diede un ultimo sguardo e chiuse la porta, lasciandomi nella solitudine, che era stata mia fedele compagna per anni.
Chiusi le persiane dell'unica finestra esistente in quella stanza e spensi la televisione, unico oggetto in grado di produrre della luce artificiale.
Ora era tutto buio e la stanza era invasa da un silenzio rimbombante, eco dei miei pensieri.
Mi stesi lentamente sul letto, coprendomi con candide coperte e poggiando il capo sul cuscino imbottito di piume d'oca.
Come accade spesso, coloro che sono soliti riflettere durante il giorno, rimangono svegli anche durante la notte.
Avevo aspettato tutta una vita di rincontrare Anne e, ora che neanche più il Muro ci poteva separare, l'avrei incontrata... da qualche altra parte.
Forse, Anne mi aveva aspettato ogni primo giorno del mese, col cappotto rosso, alla stazione di Berlino.
Me la immaginai ora giovane, che guarda una foglia staccarsi dal ramo di appartenenza, recisa da una folata di vento, in una giornata d'autunno.
Ora vecchia, che coglie con la mano destra, callosa a causa di una vita di sacrifici iniziata con l'arrivo della Grande Guerra, la medesima foglia.
Mi aveva aspettato tutti quegli anni, ne ero sicuro.
E me ne andai.''
Noemi Buratti
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