Era il 16
febbraio. Pioveva, e la giornata si prospettava fredda. Non la mia.
Era il 16
febbraio, ed io partivo. Partivo per un viaggio dal quale non sapevo cosa
aspettarmi, partivo per un'avventura che a me sembrava tanto lontana da non
riuscire ad interpretarla.
Era il 16
febbraio, ed io mi dicevo: “è un viaggio come tanti, sarà splendido, ma
comunque un viaggio come tanti”.
Ripensandoci col
senno di poi, diamine come mi sbagliavo.
Era il 16
febbraio, ed io salivo su un autobus. Il “gruppo O” partiva.
Era il 16
febbraio, e la mia settimana per la vita cominciava: mi stava portando a
Cracovia.
Sarò sincera, non
ci sono parole. Non esistono, semplicemente non esistono parole per descrivere
o anche solo definire quello che abbiamo vissuto. Quello che noi, noi abbiamo
vissuto, perché io, da sola, non ho vissuto nulla. E' stato tutto un
“facciamolo, e se va male siamo insieme”. E' stato tutto uno stare uniti contro
il peggio, un rimbalzare alla morte con la vita, un rimbalzare alla vita con la
vita, la vita di 800 persone, che su un treno dall'Italia hanno preso i loro
zaini e hanno seguito le orme di chi settant'anni fa su un treno dall'Italia
andava incontro alla morte.