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sabato 6 dicembre 2014

ILARIA ALPI: IL "RIFIUTO" DELLA VERITÀ

Finalmente la nostra scuola ha un nome: il 27 novembre, infatti,  il Consiglio d’Istituto ha intitolato il nostro liceo a Ilaria Alpi. Ma chi era Ilaria Alpi?

Ilaria Alpi in Somalia
20 marzo 1994, ore 15:05: “Buonasera, oggi è un giorno tragico, un giorno di lutto per l’informazione italiana, per la Rai, e soprattutto per noi giornalisti e tutti quelli che collaborano al TG3. La nostra collega, la nostra amica, Ilaria Alpi è stata uccisa poche ore fa a Mogadiscio. Stava lavorando per noi, stava lavorando per la Rai. Insieme a lei è stato ucciso il suo operatore Miran Hrovatin. Miran aveva 45 anni, e una moglie, Patrizia, un figlio di 7 anni, Ian, e… e così. Ci hanno lasciato e… penso che con questo possiamo concludere. Buona sera”




Con questa edizione straordinaria del TG3, il giornalista Flavio Fusi annuncia, con evidente commozione, la scomparsa della collega Ilaria Alpi.
Ilaria Alpi era nata il 24 maggio 1961 a Roma. Possedeva un’ottima padronanza dell’inglese e del francese, oltre che dell’arabo, lingua studiata all’università. La conoscenza di queste lingue le permette di diventare inviata dal Cairo per i quotidiani “Paese Sera” e “L’Unità”.  Qualche anno dopo, Ilaria vince una borsa di studio e viene assunta dalla Rai, per la quale inizia a seguire gli scenari di guerra in Libano, Kuwait e Somalia. Proprio in Somalia, Ilaria Alpi viene uccisa assieme al suo operatore Miran Hrovatin a seguito di un agguato.
Ma facciamo un passo indietro.

Lo smaltimento delle scorie radioattive è sempre stato un problema enorme, non solo a livello ambientale, ma anche, e soprattutto, a livello economico, essendo un affare molto grande. Queste scorie perdono la loro radioattività dopo milioni di anni. Serve quindi trovare un luogo sicuro, e soprattutto un luogo dove questa sicurezza rimanga a lungo.
Alcuni Paesi sembrano avere la soluzione: “Semplice, li inabissiamo in mare attraverso l’utilizzo di siluri” avrà pensato qualche nazione, ma in realtà, quando si è trattato di agire e quindi di inabissare le scorie nei propri mari, tutti, o almeno in gran parte, si sono tirati indietro. Troppo pericoloso, troppa paura delle conseguenze.
A questo proposito vengono stipulate due convenzioni: quella di Londra (1972) e quella di Bamako (1991), le quali proibiscono lo smaltimento dei rifiuti in mare. Problema ecologico evitato? “Magari”, sarebbe la risposta di molti. Essendo ‘’solo’’ delle convenzioni, ogni Paese è libero di aderire, come di non aderire, e, infatti, molti Paesi africani e sudamericani non aderiscono. Ciò cosa vuol dire? In sostanza, se una nazione non ha aderito a queste convenzioni, è libera di mettere nel proprio mare i rifiuti che vuole.

I Paesi industrializzati, avendo paura di smaltire rifiuti tossici nei propri confini nazionali, danno inizio a “l’affare molto grande” di cui parlavamo prima. In sostanza, questi Paesi stivavano i propri rifiuti nei Paesi poveri dell’Africa e in cambio, i gruppi politici locali di questi ultimi, ricevevano armi da guerra e tangenti. I Paesi industrializzati approfittavano in particolar modo dei Paesi in cui era presente un clima infuocato. Di conseguenza è facile capire perché i gruppi politici locali accettavano queste condizioni: essi avevano, infatti, bisogno di armi e di denaro per sedare le proteste e i tentativi di rivolta che avrebbero inferto un duro colpo alla loro stabilità politica. Uno di questi Paesi era la Somalia, sconvolta dalla Guerra Civile scoppiata nel 1991, e tuttora in corso.

Cosa c’entra Ilaria Alpi con tutto questo? La giornalista italiana stava indagando proprio sul traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali in Somalia, e aveva probabilmente scoperto il coinvolgimento di personalità italiane dell’esercito e delle istituzioni. Ciò che è certo è che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avevano scoperto un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e stivati in alcuni paesi africani. 

Il 20 marzo del 1994, l’auto dei due invitati del TG3, viene bloccata a Mogadiscio, capitale della Somalia, da un gruppo di uomini armati, che freddano con un colpo alla testa entrambi i giornalisti.
Miran Hrovatin e Ilaria Alpi
Secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta, che si occupa della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, questi ultimi sarebbero stati uccisi casualmente durante un tentativo di sequestro andato male, ma ci sono vari elementi che lasciano più di qualche dubbio. Il più importante è che su quella macchina non vi erano solo i due giornalisti, ma anche il conducente e l’uomo della scorta, che rimasero illesi.  È davvero improbabile che, nel caso fosse stato davvero un incidente, siano stati colpiti accidentalmente solo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La dinamica  lascia piuttosto supporre che i due fossero dei bersagli prestabiliti. Altri dubbi nascono dalla strana vicenda che riguarda il certificato di morte di Ilaria Alpi: esso fu ritrovato in mano ai produttori dei siluri che servivano per inabissare i rifiuti nei mari, e in seguito, dopo esser stato recuperato dai servizi segreti, sparisce.


Sono passati ormai venti lunghi anni dalla scomparsa di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e fa rabbia pensare che, dopo tutto questo tempo, ancora non si abbiano i nomi dei veri colpevoli.
La verità è stata inabissata, nello stesso modo in cui vengono inabissati i rifiuti sotto il mare somalo.  



                                                                  GIORGIO BASILE



1 commento:

  1. Fa rabbia.. Si.. E sono passati 20 anni, come fa rabbia il fatto che ci sono altre uccisioni, stragi, aerei ecc.. che non hanno un colpevole, e gli anni trascorsi sono ben più di 20... a noi, comuni mortali, non è dato evidentemente conoscere la verità su macchinazioni e giochi di potere che NON devono riguardarci.. poco male.. Consoliamoci col Grande fratello, affari vostri e Antonella Clerici.. del resto è ciò che vogliamo giusto?..

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