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giovedì 5 febbraio 2015

Quotidiani pensieri di passabile interesse: 
sulle Donne


La donna, sommo mistero dell’umanità. Da quando? Dall’alba dei tempi. Da sempre, difatti, l’uomo ha cercato una spiegazione, un motivo, un’origine per ciò che più lo completa, lo affascina, lo distrugge, lo schiavizza. Lo capisce, lo accoglie, lo eleva.. e, stancamente, a volte, con pigrizia, noncuranza, felino distaccamento, se ne libera drasticamente. L’uomo, gretto ed animale, rude e sempliciotto, di fronte all’enorme complessità della perfezione incarnata – la Donna, che ispira stragi (Troia), interi inferni, liriche, viaggi, (milioni di) canzoni, film – trovandosi basito, senza parole, sconvolto e senza punti di riferimento – che poteva fare, dunque, se non provare a brutalizzare cotanta meraviglia, tale splendore – rendendolo oggetto sopraffatto dai desideri e dalle volontà di chi – superbamente - si crede superiore, migliore per istinto, per vocazione, per natura – sempre distruttiva e dominante per carità – che poteva fare, quindi, se non escogitare brutali mezzucci di sottomissione? Ecco l’alba dei tempi Occidentali: l’uomo è sulla terra, solo, si pone domande; risponde con miti; Zeus, per punire l’umanità per gli inganni di Prometeo, spedisce sulla terra.. Pandora. Anni dopo, la Bibbia: ci si interroga sulla possibile causa della vita terrena: è Dio che ha creato dall’argilla, ha donato il soffio vitale. E, notando la solitudine dell’uomo, subito gli stacca una costola e crea una donna. Altro giro, altra giostra; l’Islam. Maometto, il Profeta, l’incaricato di trascrivere le parole di Allah, l’altissimo Dio, il giusto – che, cito testualmente, rivendica che ‘’Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. 


Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande. ‘’. E, con gli anni, le cose non migliorano. Basti pensare che, in età traianea, in una città dove le persone ammesse agli alimenti erano 179,  solo 34 erano di sesso femminile. E nel Medioevo? 

La donna era niente più che ‘la porta dell’Inferno’. (Inferno dal quale poi qualcuno passerà, per volere di una donna, per (ri)congiungersi a lei in Paradiso). Per assistere ad una rivalutazione completa della donna, del sesso femminile, della bellezza del complesso, dell’insondabile che si nasconde dietro il sesso opposto, occorre un deciso cambio di rotta, un’inversione di tendenza, una rifondazione completa e globale, che si traduce nel Rinascimento. Dal quale si transita poi su di una strada a senso unico che conduce solo all’emancipazione più totale della figura della donna, abbozzata durante l’Illuminismo e conclusasi (pubblicamente?formalmente?) ai giorni nostri, nel Primo Dopoguerra prima e nel Secondo Dopoguerra poi, fino ad arrivare all’attualità.

Che, inspiegabilmente, vede un nuovo, perverso, malato accartocciamento dell’importanza della donna, tradotto in botte, molestie sul posto di lavoro, discriminazioni e parole non dette tradotte in gesti, fatti, occhiate e pugni morali – la mancata assunzione perché incinta, la mancata assunzione perché inadatta a reggere certe pressioni psicologiche – la più totale ed assoluta convinzione che no, una donna non può ricoprire cariche importanti, e no, il fuorigioco non lo capirà mai – quanti si stanno ipocritamente indignando nascondendo un enorme e quantomeno maligno sogghigno sotto i famosi baffi? E quanto reale scandalo provoca sentire che il femminicidio – termine peraltro coniato nel 2009 – è la principale causa di morte per donne tra i 16 e i 44 anni? Ma, dopotutto, ci sono dati ben più agghiaccianti. Basti pensare che, su una media (tutta italiana, ovviamente) di una donna uccisa ogni 3 giorni, il 2013 ha la palma di anno nero, con un picco incredibile di una donna uccisa ogni due giorni. Si sta dunque ritornando alle origini? Ponendo la storia come ciclica, la risposta parrebbe ovvia. Ma attenzione: in mezzo a tanta desolazione, a tanta incomprensione, tanto odio, ci sono anche note positive, che suonano musica dolce contro il terribile stridore di unghie di ideali donne che subiscono abusi contro la lavagna delle accuse; a Milano, durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne (istituita tardivamente di recente, nel 1999), si è ammirato un muro di bambole, in centro, insieme a schiere di uomini che portavano rose alle loro amate; a Torino ha registrato incredibile clamore l’intervento di Lucia Annibali al Campus Einaudi; a Roma, il quartiere di Trastevere è stato teatro di un flash-mob organizzato da ‘Be Free’; e persino i cartoni, grazie all’italiano Alexandro Palombo, si sono schierati contro l’ignobile atto di percosse sulle donne. Una goccia in mezzo al mare? Sì, certamente. Un segnale positivo di tensione verso un miglioramento perenne, verso una purificazione completa da qualsivoglia sistema di discriminazione, violenza, sottomissione nei confronti delle donne – dei più deboli – dei diversi? Una globalizzazione – che è un po’ il leitmotiv del XXI secolo – dei diritti umani? O sono solo casi isolati, persi nella vergogna, nell’immensità della bassezza delle azioni quotidiane? Perché ipocrisia sarebbe negare la loro attuale quotidianità. La violenza contro le donne, al giorno d’oggi, nella società moderna, delle innovazioni, della fretta, del benessere, del business, delle enormi differenze sociali e non, 
della crisi, ha trovato un suo nuovo, 
inquietante spazio. 
Crisi dei valori?
Ed è troppo avventato dirlo?

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