Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Olocausto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Olocausto. Mostra tutti i post

sabato 21 febbraio 2015

GINO BARTALI: L'UOMO CHE CORREVA PER SE STESSO E PER LA SUA NAZIONE

Alcune volte si cade nell’errore di non concepire lo sport come un fattore determinante della storia. Si pensa che esso sia fine a se stesso, che sia solo un divertimento e niente di più e che, quindi, lo sport sia una cosa e la storia ne sia un’altra completamente differente. A partire dalla fine del ventesimo secolo, la storia dello sport e la "Storia" vera e propria si sono spesso mescolate, fuse e completate. L’una ha modificato l’altra: se è facile pensare che la Storia abbia influenzato lo sport, basti pensare ai vari campionati sportivi sospesi durante le guerre mondiali, è ben più difficile immaginare come sia potuto capitare il contrario, ovvero come lo sport abbia potuto modificare la Storia. Molti avvenimenti sportivi, e in particolare molti uomini e donne dello sport, hanno saputo modificare il corso degli eventi.


Ai giorni nostri, quando si parla di sport e in particolare di calcio, una delle domande più frequenti è: “E tu per quale squadra tifi?”. Se, invece, parlate con i vostri nonni, molto probabilmente vi diranno che ai loro tempi la domanda più posta in ambito sportivo era: “Bartali o Coppi?
Gino Bartali e Fausto Coppi, “Ginettaccio” e “l’Airone”, ovvero due dei ciclisti più forti e famosi di tutti i tempi.  Come hanno potuto due semplici persone con la passione per le biciclette cambiare il corso della Storia?

martedì 27 gennaio 2015

Shoah... Tempesta Devastante 27 GENNAIO 1945

Il 27 gennaio 1945 agli occhi del mondo apparve l'inferno.

Aldilà del cancello di Auschwitz, oltre la scritta "Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi), gli alleati, per la prima volta, si trovarono difronte all'impensabile, conobbero lo sterminio di milioni di ebrei in tutta la sua totalità.

Per ricordare tale vergogna, 13 anni fa venne istituito il GIORNO DELLA MEMORIA, che non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà oramai inutile, ma un atto di riconoscimento di questa storia come se ancora oggi, ci affacciassimo a quel cancello a riconoscervi il male fatto.